Comune di Salisano


Sali solo se sei sano! Un tempo raggiungere Salisano non doveva essere proprio una passeggiata di salute, vista la sua posizione predominante su un colle e l’erta mulattiera che conduceva al borgo. In realtà il primo insediamento di Salisano sorse più sotto, in quella che oggi è l’abbandonata Rocca Baldesca. Scopri la storia e cosa vedere in questo borgo della Bassa Sabina.

Salisano, sali solo se sei sano!

Si sale su una collina non troppo alta, e ci si imbatte in Salisano: si deve, appunto, salire per trovare questo delizioso borgo della Sabina. Si sale e si diventa sani, o c’è bisogno di essere sani per salire: secondo gli abitanti, da questo motto potrebbe derivare il toponimo, alludendo giocosamente alla prestanza fisica necessaria per salire fino ai suoi 460 metri di altitudine con la vecchia mulattiera che un tempo conduceva al borgo.

È un centro piccolo, in cui la campana della chiesa parrocchiale suona ogni quarto d’ora: un’esigenza imprescindibile per gli abitanti di un tempo, impegnati nelle attività dei campi e quindi legati a quel suono per la scansione temporale, un’esigenza ancora imprescindibile per gli abitanti, pochi quelli rimasti, ma che sono strenuamente legati alle loro tradizioni e alle loro radici.

Radici che in realtà non sono solo su questa collina, ma poco più avanti, e ad altitudine inferiore: nei pressi di quello che rimane di Rocca Baldesca. In realtà tutta la zona era ampiamente interessata dalla presenza dei Sabini prima e dei Romani dopo, ma nel corso del Medioevo la sede del borgo era nei pressi di quello che ad oggi è un castello abbandonato, o meglio quello che ne rimane.

Qualche cenno storico su Salisano

Salisano viene nominato, nel registro dei possedimenti dell’Abbazia di Farfa, come Fundus Salisanus: la prima menzione è precisamente dell’anno 840, quando compare nel diploma di Lotario I. Allora il suo aspetto non era certo quello di un castello, ma più di una curtis, con le case disposte intorno alla Chiesa di San Pietro.

È  di poco posteriore la suddivisione del territorio in contrade, in base al numero delle strade: si ebbero allora la Contrada della Strada Diritta, la Contrada della Strada dei Ponti (così chiamata dai ponti che collegano le case da una parte all’altra del vicolo ed oggi, non a caso, conosciuta come Via degli Archi) e Contrada Strada del Fico, l’attuale Via Regina Elena. Si può ipotizzare che la prima fosse riservata ai nobili, visti gli aspetti dei palazzi e degli edifici, sontuosi in pietra, la seconda agli operai e ai popolani, mentre la terza a quella che oggi definiremmo il ceto medio, ovvero quella classe di funzionari, ma anche di commercianti e artigiani.

In parallelo, avveniva la nascita di Rocca Baldesca, castello e avamposto prima che Salisano divenisse, anch’esso, castello fortificato. Poco più in basso di Salisano e dunque più esposto a eventuali pericoli, Rocca Baldesca era un castello ampio, che ospitava la popolazione al suo interno. Fu abitato fino al 1400, quando le frequenti incursioni che rendevano il luogo poco sicuro, spinsero gli abitanti a spostarsi nella confinante Salisano.

Dopo essere stato feudo della sua famiglia, il 20 ottobre 1531 il Cardinale Francesco Orsini di Aragona concesse Salisano a Galiotto Ferreolo, il quale edificò un palazzo munito di bastione triangolare. Ad oggi, di questa rocca non rimane pressoché nulla, solo alcune rovine: distrutto per precisa volontà della popolazione, a cui viene attribuito anche l’assassinio, nel 1542, del Ferreolo, reo, secondo le fonti, di ogni sorta di tiranneria e dispotismo. Ed è un vero peccato che del Castello non rimanga che parte del bastione e la base dei due torrioni circolari: pare fosse stato progettato dal Sangallo.

Chiacchierando con la gente, abbiamo scoperto una rivalità con il vicino comune di Mompeo – i due comuni sono separati dalla Gola di Rosciano: non stupisce, è abbastanza frequente tra centri vicini. I due colli, quello di Mompeo e quello di Salisano, sono vicini, separati da una gola. Quello che sorprende è che si nobilita questa antipatia con motivazioni storiche: se Mompeo, come vi abbiamo raccontato nella scheda dedicata, sembra derivare il suo nome dalla presenza di una villa del celebre generale romano Gneo Pompeo Magno, allora non può che essere contrapposta a un centro fedele a Gaio Giulio Cesare, come si racconta, da queste parti, essere stato Salisano all’epoca.

La devozione per la Santa Patrona, Santa Giulia Vergine Martire

Santa Giulia Vergine Martire viene raffigurata in alcune tele poste all’interno della chiesetta parrocchiale, dedicata ai Santissimi Pietro e Paolo. L’intitolazione omaggia quelli che, inizialmente, erano patroni della città, che però Santa Giulia nel corso del tempo ha soppiantato nella devozione dei salisanesi.

Giulia era una giovane nobile cartaginese, verosimilmente vittima delle persecuzioni contro i cristiani perpetrate da Decio, o da Domiziano, imperatori rispettivamente tra il 249 e il 251 e il 244 e il 315. La colpa della fanciulla risiedeva nel non voler rinunciare alla sua fede. Probabilmente le sue reliquie viaggiarono nell’ambito dei flussi migratori dei cristiani, che fuggivano dall’Africa incalzati dalle incursioni dei Vandali di Genserico. E così arrivarono in Corsica, da dove Ansa, la sovrana dei Longobardi moglie di re Desiderio, le fece traslare a Brescia nel 762.

L’agiografia invece ci ha trasmesso un quadro molto più suggestivo delle sue peregrinazioni e sofferenze, di certo influenzato da una tendenza a rassomigliarle a quelle patite da Gesù Cristo. Giulia, tratta in schiavitù e condotta in Corsica durante i viaggi del suo padrone, fu sottoposta a un crudele martirio da un signore locale, tale Felice, per il fermo rifiuto opposto dalla fanciulla a sacrificare agli dei pagani.

Le vennero strappati i capelli, e fu crocifissa e gettata in mare. Le sue spoglie, ancora legate, inchiodate alle due assi di legno, vennero fortunosamente ritrovate da alcuni monaci. Il suo legame con la Corsica è ancora profondo, essendone poi diventata la Patrona. Ad oggi, Santa Giulia viene ricordata nel calendario cristiano il 22 maggio, ma a Salisano i festeggiamenti in suo onore si tengono durante la prima domenica dopo Ferragosto.

La cucina tipica di Salisano

Il piatto tipico di Salisano? Nessun dubbio, sono i maccheroni a fezze. Una pasta semplice, fatta di acqua e farina, tirata con la mano unta di olio, come un unico filo, ben spesso, non interrotto, che poi viene sistemato in una matassa dai cuochi locali, che si aiutano in questo con il gomito. In bianco, condita con olio extravergine della Sabina DOP, un ramoscello di maggiorana, da queste parti chiamata persa, e abbondante pecorino spolverato. Oppure un sugo di cinghiale, o castrato, o di pomodoro e basta. Purché ci sia il pecorino sopra!

Per quanto riguarda i secondi, i salisanesi mettono in tavola lo stracotto di cinghiale al vino rosso, o coniglio porchettato farcito con lardo, accompagnato dal pane ben cotto al forno a legna.

Possiamo chiudere il nostro pranzo con le ciambelle all’anice dolci, che sono distribuite durante la festa di Sant’Antonio.

Ma se vogliamo unire la gola al divertimento, allora occorre monitorare sui suoi canali social gli eventi organizzati dalla Pro Loco di Salisano: tipica è infatti la novembrina Sagra della Polenta e della Padellaccia. E se la polenta non ha bisogno di particolari presentazioni, diffusa com’è in tutto lo stivale, la padellaccia potrebbe non dirvi nulla a prima lettura. Si tratta di una succulenta preparazione a base di tagli tra i meno pregiati del maiale, guancia, diaframma, gola e quello che è disponibile al momento, condita con succo di limone, olive, erbe aromatiche, spadellata in una vecchia padella, una padellaccia, appunto, in una ricetta contadina, antica di almeno un secolo.

Quello che forse abbiamo tralasciato nel nostro racconto, e che speriamo di poter trasmettere anche se solo in parte, è il panorama. Alle volte ci sembra quasi di ripeterci, ma anche gli scorci di Salisano sono davvero, davvero suggestivi. Si affaccia sulla Valle del Farfa, sulle propaggini meridionali dei Monti Sabini, sulle pendici del Monte Ode, con il Monte Tancia sullo sfondo. Poco al di fuori delle mura, il colpo d’occhio viene catturato dalla torre che svetta della Rocca Baldesca e spazia sulla Cipresseta monumentale, in un connubio perfetto tra natura e opera dell’uomo.

Comune di Salisano

Regione: Lazio
Provincia: Rieti
Comune: Salisano
Abitanti: Salisanesi
Residenti: 450
Indirizzo Comune: Piazza Vittorio Emanuele III, 7
CAP: 02040
Latitudine: 42.2588396
Longitudine: 12.745031

Contatti Comune di Salisano

Telefono: 0765465029
Email: Scrivi al Comune
Sito Web: Visita il sito del Comune

Santo Patrono di Salisano

Santo Patrono: Santa Giulia
Ricorrenza: 22 agosto
borghi storici del lazio in sabina Cerchi posti meravigliosi da visitare nel Lazio? Vieni a scoprire i migliori borghi storici del Lazio e della Sabina.

Dove si trova Salisano


Mappa e cartina dettagliata di Salisano

Cosa vedere a Salisano


Sei a Salisano? Abbiamo selezionato per te i principali luoghi d'interesse, le migliori cose da vedere, le attività e le attrazioni da non perdere!

Stemma del comune di Salisano - cosa vedere in sabina

Stemma del comune di Salisano

Stemmi e simboli

Il gonfalone rappresenta 3 torri, rievocando molto chiaramente l’origine del paese, come castello medievale e possedimento dell’Abbazia di Farfa.

La Chiesa dei Santissimi Pietro e Paolo - cosa vedere in sabina

La Chiesa dei Santissimi Pietro e Paolo

Religioso
Piazza Vittorio Emanuele III, Salisano (RI)

La chiesa parrocchiale omaggia i Santi che precedentemente erano considerati Patroni del paese, sostituiti da Santa Giulia Vergine Martire nel 1752. Della struttura originaria della chiesa, edificata nell’VIII secolo, e allora dedicata al solo San Pietro, rimane ben poco, visti gli imponenti lavori di rifacimento del 1765.

Più antichi di quest’epoca sono il portale quattrocentesco, la scalinata antistante la chiesa e una pregevole tela anch’essa del Quattrocento, raffigurante la Madonna con il Bambino. Invece, l’orologio, che un tempo era ospitato nel campanile e che ora invece campeggia nella facciata, è stato sostituito poco prima della ristrutturazione in quanto danneggiato da un fulmine.

All’interno dell’edificio, la pala d’altare ricorda i Santi Pietro e Paolo, ma anche il martirio dell’attuale Patrona, Santa Giulia Vergine Martire. Un’urna conserva quello che nella devozione popolare viene considerato il teschio di San Paolo e un’altra tela ricorda Sant’Antonio, anch’esso molto presente nella devozione salisanese: è infatti il protagonista della benedizione degli animali nella festa di gennaio, in cui vengono anche premiati gli animali meglio addobbati.

Rocca Baldesca - cosa vedere in sabina

Rocca Baldesca

Storico/Architettonico

Rocca Baldesca fu fondata, a quota 238 metri di altezza sul livello del mare, dai Tebaldi nel V secolo, mentre nel 1200 fu dotata di una torre a pianta pentagonale, di cui, ad oggi, rimangono in piedi tre lati. Questo permette di saggiarne le dimensioni, piuttosto ampie, che suggeriscono che la popolazione locale fosse accolta nel suo interno.

Attualmente, la torre svetta dai boschi che sembrano quasi aver travolto, inghiottito, quello che si intuisce dovesse esserci intorno e crea una suggestione notevole nei visitatori. Vengono periodicamente organizzate visite guidate alla sua scoperta e alla volta del vicino Convento di San Diego.

Convento di San Diego - cosa vedere in sabina

Convento di San Diego

Religioso

La sua costruzione iniziò nel 1559 e richiese per il suo completamento il triennio seguente, nei pressi della chiesa di San Sebastiano; particolarmente interessante è la recente scoperta di una cisterna, la cui costruzione è precedente a quella del Convento, costruita da maestranze lombarde. E che testimonia la grande ricchezza d’acqua del territorio, ulteriormente confermata dalla Centrale idroelettrica, di proprietà di Acea, che sorge nel Comune di Salisano.

Centrale Acea - cosa vedere in sabina

Centrale Acea

Architettonico
Via di Rocca Baldesca ,13 - Salisano (RI)

Si tratta di uno dei pochi impianti che, in Europa, produce energia tramite lo sfruttamento delle acque potabili. È da qui che passa l’acqua che rifornisce Roma e molte altre città del Centro Italia, essendo parte del sistema dell’acquedotto del Peschiera. È stata inaugurata nel lontano 1940.

Gole del Farfa

Gole del Farfa

Percorso naturalistico

Vegetazione lussureggiante, acqua cristallina e gelida per tutto l’anno, le Gole del Farfa sorprendono chiunque si avventuri lungo il loro percorso, fatto di anse e canyon. Un’esperienza indimenticabile a soli 50 km da Roma!

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Cipresseta monumentale - cosa vedere in sabina

Cipresseta monumentale

Naturalistico

La Cipresseta monumentale di Salisano è destinazione di uno dei molti percorsi escursionistici che si snodano intorno al territorio di questo piccolo comune. Si tratta di una formazione forestale composta da cipressi, di nascita antica.

Cosa vedere nelle vicinanze di Salisano


Se ti resta del tempo libero, non devi assolutamente perdere la nostra selezione di luoghi da vedere nelle vicinanze di Salisano!

Poggio Mirteto

Poggio Mirteto

Comune della Sabina

Poggio Mirteto volge il suo sguardo verso il Monte Soratte e la Valle del Tevere. Con i suoi 6.000 abitanti è uno dei paesi più vivi della Bassa Sabina, grazie anche al fitto calendario di eventi folcloristici, sagre e mercatini tradizionali in programma ogni anno.

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Castelnuovo di Farfa

Castelnuovo di Farfa

Comune della Sabina

Castelnuovo di Farfa, a pochi passi dalla celebre Abbazia di Farfa, è conosciuta per il Monumento Naturale delle Gole del Farfa: un percorso naturalistico di grande pregio. Il suo stretto rapporto con l’olio extra vergine di olivo, prodotto tipico simbolo dell’intera Sabina, è celebrato in questo borgo sabino con un Museo ad esso dedicato.

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Fara in Sabina

Fara in Sabina

Comune della Sabina

A Fara in Sabina vi aspettano panorami di rara intensità, visioni romantiche e suggestive sulla Valle del Farfa. Approfittate per visitare il Monastero delle Clarisse Eremite ed entrare in un mondo fino a pochi anni fa chiuso all’esterno. Vi sembrerà quasi un privilegio poter conoscere queste deliziose “sorelle”.

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Abbazia di Farfa

Abbazia di Farfa

Religioso
Via del Monastero, 1 - Farfa (fraz. di Fara in Sabina)

Dichiarata nel 1928 monumento nazionale, la celebre Abbazia di Farfa è uno stupendo convento di Benedettini, che fu fondato nel lontano VI secolo. Migliaia i visitatori che ogni anno giungono in questo luogo incantevole per ammirare il monastero e la basilica, veri gioielli di architettura.

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