Missione: foto alla Torre Longobarda di Poggio Catino e Catino per il blog.
Tardo pomeriggio di fine maggio.
Arrampicandoci tra i vicoli di Catino, frazione del vicinissimo paese di Poggio Catino, verso la Torre Longobarda incontriamo un signore anziano dal passo lento ma costante che sale insieme a noi. Lo salutiamo e gli chiediamo se stiamo procedendo bene per la Torre. Lui ci risponde simpaticamente: “Non vi potete sbagliare, dovete salire sempre, salire e salire”. E aggiunge: “Io mi fermo al 99° scalino, lì c’è casa mia, ma voi proseguite oltre e arriverete alla Torre”.
La Torre Longobarda si scorge già dal bivio per Poggio Catino, non appena si lascia la provinciale per salire verso il paese. On line non si trovano molte informazioni sulla torre e Raffaele lo sa. Per questo ci invita a seguirlo. Entriamo nel giardino di casa sua, ci dirà poi l’unico giardino del paese, che mette a disposizione della festa “Stregata dalla Torre” (ogni anno ad Halloween) come spazio adibito alla cucina.
La storia della Torre Longobarda raccontata da Raffaele
Ci fa attendere solo qualche secondo. Poi esce con in mano una di quelle cartelline che ci facevano usare a scuola per portare il materiale di tecnica e arte. Ne tira fuori dei fogli fotocopiati con su scritto “Brevi cenni sulla Torre Longobarda di Catino” e sulla storia di Gregorio di Catino. Ci dice di leggerli, di andare a vedere la Torre e di tornare da lui quando vogliamo – se vogliamo – per passare a trovarlo, tanto lui a Roma non ci sa stare e lo troviamo sempre lì.
Raffaele è innamorato di Catino, della sua casa lasciata in eredità da un parente, dei 99 scalini che deve scendere e soprattutto salire ogni volta che esce di casa e che si fanno via via più faticosi ogni anno che passa. Raffaele di anni ne ha 82 anni, ma nella sua casa di Roma – ci ripete – non ci sa stare. Né lui né sua moglie.
“Tanto altro ci sarebbe da scrivere; lo spazio tiranno però ce lo impedisce, ma confidiamo in un’altra occasione per dare maggiori notizie”: così finiscono i due fogli fotocopiati che Raffaele ci ha regalato. E così finisce anche questo articolo. La storia della Torre che ci ha raccontato Raffaele la rimandiamo al prossimo articolo.