Marrone di Antrodoco

Marrone di Antrodoco


La Sabina è il luogo di origine del marrone antrodocano. Qui i castagneti vivono nella media montagna e si trovano a un’altitudine compresa tra i 400 e i 1200 metri. Il marrone si differenzia dalla sua parente la castagna per le dimensioni maggiori e la pellicina interna più sottile e meno attaccata al frutto. Le piante di marroni sono più delicate e producono meno frutti, per questo i marroni di Antrodoco sono così pregiati.

Il marrone antrodocano, il frutto e il colore dell’autunno

L’autunno significa vetri appannati, il primo freddo, il plaid steso sui pigroni abbandonati sui divani con una tazza di tè caldo in mano. E foglie che cadono, colori completamente mutati intorno. L’azzurro accecante del cielo estivo, terso e privo di nubi, lascia lo spazio a giornate più corte, e diventa il marrone caldo dei tronchi che improvvisamente sono senza quelle foglie che danzano al vento, gialle, arancioni, rossastre. I toni del marrone predominano, e si specchiano in quello che è il frutto tipico dell’autunno, la castagna. Non è certo un caso che la sua varietà più pregiata si chiami, appunto, marrone. Ecco, la Sabina è il luogo di origine del marrone antrodocano, uno dei suoi prodotti tipici più pregiati: vi diamo quindi qualche notizia per conoscerlo e qualche spunto per gustarlo al meglio!

I castagni in Sabina, una storia antica

Il castagno da frutto è da sempre caratteristico della Valle del Velino, grazie alle favorevoli condizioni pedoclimatiche. Qui le piante di marrone vivono nella media montagna, a un’altitudine compresa tra i 400 e i 1200 metri sul livello del mare, in terreni a ph acido.

Il marrone antrodocano viene raccolto nei castagneti presenti nel territorio dei comuni di Antrodoco, Borgo Velino, Castel Sant’Angelo, Cittaducale, Micigliano, nella Valle del Velino appunto, in quella parte della Sabina che coincide con la porzione orientale della provincia di Rieti.

Deriva da un particolare innesto presente in Toscana, qui importato grazie alla lungimiranza dei signori della zona, la famiglia Bandini, nel Cinquecento. L’industrializzazione delle aree rurali del Lazio stava causando il progressivo abbandono delle coltivazioni tipiche, e quella del marrone venne ripristinata nel 1974, grazie alla costituzione di una cooperativa di produttori. Per nostra fortuna!

Il nemico delle castagne italiane: il Cinipide

Dal 2011 queste piante, già piuttosto delicate, hanno dovuto fronteggiare il temibile Cinipide, un parassita importato dalla Cina, la cui proliferazione limita fortemente la nascita dei fiori e la fruttificazione e che può portare al deperimento e all’esposizione a patologie, fino a condurre le piante alla morte.

Questo parassita, la cui presenza non è certo limitata alla Sabina ma è stata riscontrata in tutta Italia, è molto aggressivo e veloce, e ha determinato alcuni raccolti azzerati. Alcune aziende del territorio, impegnate nella raccolta e nella commercializzazione del frutto, per evitare di dover adottare risoluzioni chimiche che avrebbero inficiato la qualità del prodotto, stanno combattendo il Cinipide allevando il suo antagonista naturale, il torymus, con risultati soddisfacenti.

Castagna o marrone? Qual è la differenza?

I due termini sono spesso usati, in maniera impropria, come sinonimi. Tuttavia, si rende necessaria una precisazione. Il marrone è più grande – in gergo, si dice “ha una grande pezzatura” – più tondeggiante, con striature sulla superficie, e la pellicina interna è più sottile, meno attaccata al frutto, ed è quindi più facile da rimuovere. Inoltre, la pianta del marrone è più delicata e meno resistente, e offre un numero di frutti inferiore.

Tutte queste caratteristiche rendono i marroni più pregiati, e anche il prezzo al chilo è superiore rispetto a quello della comune castagna.

Il marrone antrodocano ha una consistenza croccante, un sapore dolce e zuccherino ma deciso, riconoscibile rispetto a quello della comune castagna. Anche rispetto alla sua parente più stretta, la castagna rossa del Cicolano, altro tipico prodotto laziale con cui spesso viene confuso.

Il marrone, rispetto alla castagna tradizionale:

  • è più grande di una normale castagna
  • è più tondeggiante
  • presenta striature sulla superficie
  • ha la pellicina interna più sottile e meno attaccata al frutto
  • ha un sapore zuccherino e deciso

Le proprietà nutritive della castagna: perché è importante includerla nell’alimentazione umana

Un elevato contenuto di sali minerali, in particolare potassio, seguito da calcio, ferro, fosforo e magnesio, è quello che rende questo frutto un importante alleato della salute dell’uomo. Inoltre, questo apporta numerose vitamine, come la vitamina A, la B1, la B2, la B5, la B3, la B6, l’acido folico, la C, la D e la E.

In questo elenco, avrete sicuramente notato la vitamina C, notoriamente protettiva contro i malanni di stagione e contro lo stress ossidativo dell’organismo – al pari della E – la D, utilissima ai bambini e alle ossa delle donne in particolare, l’acido folico, che deve essere assunto dalle donne in gravidanza per prevenire malformazioni del feto. Ferro e acido folico, assunti regolarmente, contrastano efficacemente l’anemia. Le fibre aiutano nel corretto funzionamento dell’organismo e aiutano chi soffre di stipsi. Un quadro piuttosto soddisfacente!

Il buon valore energetico della castagna è dovuto agli amidi, e quindi ai carboidrati, che apporta all’organismo: energia immediatamente spendibile. E i grassi sono presenti quasi esclusivamente nella loro versione “buona”, quella degli insaturi, preziosi per l’organismo, come gli Omega 3 e 6. Insomma, è un alimento da tenere in grande considerazione, come peraltro facevano i nostri progenitori.

Il marrone nella tipica cucina sabina tradizionale

Le popolazioni contadine della zona hanno avuto, nei secoli, un’alimentazione in cui la castagna era un alimento centrale: senza troppe cure, e completamente gratis, i castagni elargivano questo prezioso frutto che poteva fornire un grande apporto di calorie e di energia, e che si poteva conservare a lungo, anche aldilà dei mesi di raccolta.

Il castagnaccio è forse il piatto che meglio sintetizza questa situazione, un dolce fatto di farina di castagne, e arricchito di quello che la credenza poteva offrire. La ricetta originale, di matrice toscana, prevede l’uso di pinoli, noci e rosmarino, ma anche altra frutta secca può abbinarsi benissimo.

La farina di castagne, ricavata da castagne essiccate e macinate e con il classico color nocciola, può essere usata per gli gnocchi di castagne, la polenta, le tagliatelle, ma anche dolci di tutti i tipi.

Il marrone si presta, ovviamente, ad essere gustato solo. Le caldarroste sono la variante più diffusa e golosa, ma anche bollite, o crude, sono buonissime. Sul consumo di marroni crudi, più facile rispetto alla castagna comune grazie alla facile rimozione della pellicina interna, va detto che potrebbe causare difficoltà di digestione. Le antenate delle caldarroste sono le castagne cucinate alla caldara: queste venivano allineate sul terreno, e sopra veniva disposto uno strato di vegetali e resti di piante che venivano bruciati e sostituiti man mano che si esaurivano. Sotto le ceneri, le castagne rimanevano abbrustolite e gustosissime.

Il marrone di Antrodoco nella cucina sabina di oggi

Oggi come ieri, i marroni si prestano ad un uso versatile nei piatti caldi: zuppe di legumi e farro, per esempio, arricchiti con i marroni, danno molta più energia e un ulteriore apporto di vitamine e nutrienti importanti. Ne giova anche il gusto.

Ma anche fettuccine, magari fatte di farina di castagne, ai funghi e salsicce, o polenta con spuntature, vengono arricchite dalla croccantezza e dall’inconfondibile sapore del marrone antrodocano. Che diventa anche il protagonista di un dolce sorprendente, il gelato al marrone, che viene creato con l’acqua sorgiva locale.

Sono commercializzati dalle aziende locali il miele millefiori di Antrodoco, in cui il retrogusto leggermente amarognolo viene donato proprio dai castagneti, e la marmellata di castagne, regina delle crostate sfornate in questo pezzo di Sabina.

Le castagne come balocchi, i giochi dei figli delle famiglie contadine durante la raccolta

Le castagne in Sabina sono radicate negli usi e costumi, non solo gastronomici. Per esempio, alle giornate di raccolta sono legati alcuni giochi, che ancora vengono tramandati. La raccolta, che arrivava con l’autunno, coinvolgeva le famiglie della zona che cercavano l’aiuto dei membri più giovani ed energici. I quali, nei momenti di riposo, si dilettavano con i giochi dello gnoccu e del castellittu. Nel primo gioco le castagne si mettevano allineate, e colui che, tirando lo gnoccu, ovvero la castagna più grande, le colpiva, se ne poteva impadronire. Stesso concetto per l’altro gioco, in cui le castagne venivano disposte a mo’ di piccolo castello, donde il nome, e quelle che cadevano dopo il tiro erano assegnate al tiratore.

I riconoscimenti del marrone antrodocano

Il marrone antrodocano, della specie castanea sativa miller, è un prodotto ad Indicazione Geografica Tipica. Questo marchio, di tutela giuridica, all’attribuzione ad un prodotto determina la costituzione di un organismo di controllo che è deputato a verificare che le modalità di coltivazione e di lavorazione dello stesso siano coerenti con la sua storia, e con quello che i consumatori si aspettano da esso. L’apposito logo dell’IGP «Castagna Reatina» designa le varietà conosciute come Rossa del Cicolano e Marrone di Antrodoco.

La Denominazione Comunale di Origine, De.Co., è stata invece attribuita dalla Camera di Commercio di Rieti, con lo scopo non solo di tutelare produttori e consumatori, ma anche di creare un efficace circuito di marketing di promozione, volto a far conoscere il prodotto e a far emergere la sua netta distinzione dalla semplice castagna. Il consumatore, vedendo il logo, conoscerà perfettamente la provenienza di quello che sta acquistando, e più difficilmente potrà acquistare marroni di diversa provenienza, se non lo desidera.

Feste e sagre: con il marrone antrodocano c’è di che divertirsi!

All’inizio dell’autunno, spesso in coincidenza con il ponte del 1° novembre, si tiene la Festa d’Autunno ad Antrodoco, dove degustazioni di marroni e altri piatti tipici si abbinano alla manifestazione sportiva “Le vie del marrone”. Ciclisti e aspiranti tali possono cimentarsi in circuiti con diversi gradi di difficoltà, e nelle varie tappe nel percorso tra Antrodoco e Borgovelino, che si snoda anche nei circostanti castagneti, assaggiare dolci e bicchieri di vino locale.

Nel mese di dicembre, invece, è Borgovelino ad animarsi per la Sagra del marrone antrodocano, in cui gli assaggi vengono offerti ai visitatori tra gli stand del tradizionale mercatino natalizio, e durante le esibizioni degli sbandieratori.

Le sagre e gli eventi

Festa di Autunno
Antrodoco (RI)
Inizi di novembre
Cicloturistica “Le vie del marrone”
Antrodoco (RI)
Inizi di novembre
Sagra del marrone antrodocano
Borgovelino (RI)
Inizi di dicembre

Dove si raccoglie

Antrodoco (RI)
Borgo Velino (RI)
Castel Sant’Angelo (RI)
Cittaducale (RI)
Micigliano (RI)

Periodo di raccolta

Metà settembre/metà novembre

Piatti tipici

Castagnaccio
Gelato al marrone antrodocano
Zuppa di legumi e marroni antrodocani

Certificazioni e Riconoscimenti

IGP (Indicazione Geografica Protetta)
De.Co. (Denominazione Comunale di Origine)
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