L’altopiano di Castelluccio di Norcia è la culla della produzione della celebre lenticchia, che con la sua fioritura attira centinaia di migliaia di turisti ogni anno per ammirare i meravigliosi colori con cui ricopre la piana. Come mai la lenticchia di Castelluccio è così amata? Perché non richiede ammollo e questo permette che la sua cottura sia molto più rapida.
Tonde e schiacciate, le lenticchie fanno parte a buon titolo dell’alimentazione mediterranea. Apportano notevoli benefici all’organismo, e sono succulente e versatili in cucina.
Qui, approfondiamo le caratteristiche di un tipico prodotto sabino, la lenticchia di Castelluccio di Norcia, con marchio IGP e celebre anche fuori dai confini nazionali.
L’area di provenienza della lenticchia di Castelluccio di Norcia ricade, non completamente ma in buona parte, in Sabina, visto che coincide con i comuni di Norcia, in provincia di Perugia, e di Castel Sant’Angelo sul Nera, in quella di Macerata.
Nel suo stesso nome, il prodotto ricorda l’altopiano da cui proviene, appunto noto come Altopiano di Castelluccio, ma anche il paese, la frazione Castelluccio di Norcia, che grazie a questo è stata resa famosa. 1400 metri di altezza sul livello del mare, 20 chilometri quadrati nel Parco dei Monti Sibillini, a ridosso del Monte Vettore. Un fazzoletto di terra distinto tra Pian Grande, Pian Piccolo, entrambi in Umbria, e Pian Perduto, nelle Marche.
Il clima è rigido, soprattutto in inverno – durante questa stagione nevica di continuo – mentre in primavera il terreno continua a gelare. L’estate dura poche settimane, risultando breve ma molto calda. Il terreno argilloso, ricco di sostanza organica e di fosforo, era in origine il fondale di un lago, che si è prosciugato durante la preistoria.
La situazione tratteggiata non sembra il presupposto ideale per l’agricoltura, al contrario, appare quasi come impedente, un inizio proibitivo. In realtà, qui, la combinazione tra clima e terreno crea le condizioni favorevoli, uniche e irripetibili altrove, per la coltivazione della lenticchia, selezionata nel corso dei secoli proprio perché possa sopravvivere in quei parametri che, a prima vista, sembrano essere proibitivi.
Si tratta di un prodotto a Indicazione Geografica Tipica, e lo è da più di 20 anni. Proprio in virtù di questa certificazione, un disciplinare molto rigido certifica quali devono essere le sue caratteristiche. Per esempio il colore, che si presenta al consumatore variabile, andando da alcune tonalità di verde, fino a un marroncino chiaro, alle volte anche tigrato.
La pianta avrà un’altezza che può oscillare tra i 20 e i 40 centimetri, fiori bianchi – deliziosi a nostro parere, ma questo il disciplinare non lo dice! – screziati di celeste, e baccelli con uno, due o tre semi tondeggianti all’interno.
Ma il documento indica con esattezza anche i tempi dell’agricoltura, che rimane legata agli antichi e tradizionali metodi: la semina deve avvenire tra la metà di marzo e la metà di maggio, mentre si raccoglie entro agosto. L’autunno, con le copiose piogge che comporta, non deve trovare i baccelli sulle piante, i quali vengono lasciati essiccare negli appositi locali.
Alcune annate, come quella del 2019, ha richiesto modifiche temporanee al disciplinare, per introdurre delle deroghe fondamentali di fronte ad eventi meteorologici avversi: è capitato dunque che il termine per lo sfalcio e la trebbiatura sia stato spostato a metà ottobre. La Festa della Trebbiatura viene solitamente organizzata sul finire di agosto, quasi un saluto alla breve estate dell’altopiano.
Le erbe infestanti, contrariamente a quanto accade per altre coltivazioni, non danneggiano lo sviluppo della lenticchia, tutt’altro. Le radici di queste piante tengono, contemporaneamente, il terreno umido e drenato, e permettono a quelle delle lenticchie di crescere indisturbate.
Qui parliamo di altopiani, circondati da montagne, battuti dal vento, che porta con sé i semi di queste piante così utili, e che regalano nel periodo della fioritura uno spettacolo impareggiabile. Il giallo dei fiori di senape, il rosso dei papaveri, il bianco dei leucantemi e dei fiori di camomilla, il celeste intenso delle campanule chiamate “specchi di Venere”, il violetto dei fiordalisi, ma anche, ovviamente, i fiori della lenticchia, bianchi e azzurrini: la fioritura di queste e molte altre piante non è contemporanea, e da maggio fino a fine luglio gli altopiani si vestono di colore, e attirano numerosi visitatori da tutta Italia.
Specificatamente dedicata alla fioritura, la Festa della Fiorita si tiene, solitamente, la terza domenica di giugno, quando lo spettacolo cromatico è particolarmente scenografico sul Pian Grande.
Carne dei poveri, carne dei vegani, sono molte le perifrasi con cui le lenticchie vengono definite. In entrambe le espressioni, traspare come sia arcinoto il grande valore proteico di questo alimento, che permetteva alle popolazioni contadine di assumere quelle proteine che la povertà impediva loro di trarre dal cibo di origine animale, oggi, d’altro canto, volontariamente escluso dalla dieta di vegani e vegetariani.
Utilissime, quindi, ma consigliamo di abbinare loro anche cereali, ovviamente integrali, perché le lenticchie possano fornire tutti gli amminoacidi essenziali.
Inoltre le lenticchie, come e più della carne, contengono ferro. Ma, perché questo ferro sia assorbito, si consiglia sempre l’abbinamento a una fonte di vitamina C, come limoni, arance, pomodori, kiwi. Moltissime fibre, pochi grassi.
Vitamina E, quelle del gruppo B, minerali, oligoelementi, lo rendono un alimento indispensabile, il cui consumo regolare aiuta a prevenire e risanare le anemie, ad abbassare la glicemia, e a perdere peso.
Un impedimento, spesso, all’arrivo dei legumi sulle nostre tavole è costituito dalla necessità di ammollo. Infatti, questi necessitano di un periodo di immersione nell’acqua per ammorbidire il tegumento che li avvolge, rendendo più veloce la cottura e più facile la digestione. E, quindi, dimenticarsi, in tempo utile, di avviare questo procedimento, rischia di rimandarne il consumo.
La lenticchia di Castelluccio di Norcia ha questo indubbio vantaggio: non richiede ammollo! Infatti, la buccia è, al contempo, sottile e resistente, e la cottura avviene comunque con successo: la sottilissima pellicola intorno alla lenticchia non si sfalda e non si stacca da essa, mantenendo una consistenza compatta e “al dente”.
25 minuti di bollitura saranno sufficienti e le lenticchie potranno diventare un contorno a piatti di pesce e carne – è celebre in coppia con il cotechino o con lo zampone, nel piatto più classico di Capodanno – ma anche, e soprattutto, un piatto unico in compagnia di cereali, perché no, condito con pomodoro fresco e origano. Possono costituire la base per polpette e burger vegetali, arricchiti da verdure di stagione ed erbe aromatiche.
La risposta che ci verrebbe spontanea sarebbe forse banale: “Perché sono buone…” Certamente, questo può rappresentare un incentivo, ma, ci siamo chiesti, perché le mangiamo, sempre, a Capodanno?
Un vecchio adagio popolare sostiene che portino fortuna, in una variante soldi, e mangiarne in buona quantità nel primo giorno dell’anno è di buon auspicio. Pare che si debba agli antichi Romani l’abitudine di donarne un sacco sul finire dell’anno, con l’augurio di trasformarle in tintinnanti soldini.
Festa della Fiorita di Castelluccio di Norcia Castelluccio di Norcia (PG) Ogni terza domenica di giugno |
Festa della trebbiatura della lenticchia di Castelluccio di Norcia Castelluccio di Norcia (PG) Fine agosto |
Norcia (PG) e le sue frazioni, tra cui Castelluccio di Norcia |
Tra metà di marzo e metà di maggio |
Entro fine agosto |
Lenticchia di Castelluccio di Norcia con zampone o cotechino |
Lenticchia di Castelluccio di Norcia cucinata con pomodoro fresco e origano |
Burger di lenticchie di Castelluccio di Norcia con verdure di stagione ed erbe aromatiche |
IGP (Indicazione Geografica Protetta) |
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