Ciliegia Ravenna

Ciliegia Ravenna


La ciliegia Ravenna, in dialetto cerasa, si coltiva in quella parte di Sabina compresa nel territorio dei comuni di Montelibretti, Montorio Romano, Moricone, Nerola e Palombara Sabina. La leggenda vuole che Papa Onorio IV, a cui fu donato un cesto di ciliegie Ravenna, si innamorò del loro sapore. Per questo da allora sono anche chiamate cerase del Papa.

Ciliegie? In Sabina le chiamiamo cerase

La ciliegia significa, sulle tavole degli italiani, l’arrivo della primavera, e della bella stagione. Archiviate le piogge del pazzerello marzo, le giornate diventano tiepide, più lunghe, e, dopo l’annuncio dato dai meravigliosi fiori bianchi dei ciliegi, i banchi dei mercati si colorano del caratteristico rosso dei suoi frutti. Una gioia prima per gli occhi, che per il palato. La Sabina è la terra della cerasa Ravenna di Palombara Sabina, una pregiata varietà nota non solo nel Lazio.

Perché cerasa e non ciliegia? E perché Ravenna?

Il termine cerasa è usato in molti dialetti centrali e meridionali, alternativo al termine presente nell’italiano standard ciliegia. Lo usano i napoletani, i romani, i sabini. Deriva direttamente dal latino: secondo la Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, il generale Lucullo (117 a.C.-56 a.C.), mandato da Roma contro Mitridate, portò via da un albero di Cerasunte, città dell’Asia Minore, alcune di quelle bacche rosse. Chiamò l’albero cerasum, proprio in ricordo della città in cui lo aveva trovato.

Altre testimonianze, invece, sostengono che il frutto già fosse presente a Roma in quell’epoca, e allora il nome deriverebbe forse dal greco kerasos.

Rispetto invece alla denominazione Ravenna, l’ipotesi più accreditata è che questo tipo di ciliegia derivi da un innesto proveniente dalla Romagna.

La Cerasa Ravenna di Palombara: un tipico prodotto sabino

La coltivazione della ciliegia Ravenna riguarda quella parte di Sabina compresa nel territorio dei comuni di Montelibretti, Montorio Romano, Moricone, Nerola e Palombara Sabina, tutti siti nella provincia di Roma. Territorio particolarmente vocato alla frutticoltura, di cui la cerasa è la regina, ma a cui si affiancano pesche, albicocche, melograni, susine e fichi.

Il clima, per la gran parte dell’anno mite e con poche precipitazioni, è un elemento a favore di queste attività agricole. Quella che attualmente mangiamo deriva dalle varietà Ravenna precoce e Ravenna tardiva: il colore è simile, forse più brillante la prima, mentre la seconda è più succosa. Entrambe sono croccanti e sode, dal sapore dolce, ma non troppo, e aromatico. La tessitura è grossolana, e il diametro è di 15-20 millimetri.

Un titolo altisonante: le cerase del Papa

La coltivazione della ciliegia di tipo Ravenna è qualcosa che caratterizza questo territorio da moltissimo tempo: la presenza di piante centenarie ci porta indietro di un secolo. Ma, in realtà, abbiamo una testimonianza precisa che ci conduce ancora più indietro, al XII secolo, quando i contadini palombaresi fecero dono di un cesto di ciliegie a Papa Onorio IV, che da allora, rapito da questo nuovo gusto, chiese ogni anno un nuovo cesto di primizie. Da allora, questi frutti meritarono l’appellativo di cerase del Papa. Ovviamente, quelle gustate dal Pontefice, erano ciliegie diverse da quelle attuali, che ne hanno comunque ereditato, non ingiustamente, la fama.

Dall’albero alle nostre tavole

Le ciliegie vengono raccolte rigorosamente a mano, a partire dalla metà di maggio fino a fine giugno, con tutto il peduncolo, per non disperderne le preziose qualità. Queste, però, non maturano tutte insieme, e quindi si rende necessario, per i coltivatori, fare più di un passaggio sulla pianta, non meno di tre, per raccogliere i frutti alla loro giusta maturazione. Che poi viene bloccata con lo step successivo; se andiamo a guardare alla lavorazione compiuta dalle aziende agricole del territorio, gli addetti si occupano, dopo la raccolta, del raffreddamento: le ciliegie vengono immerse in una vasca di acqua gelata, per portare la loro temperatura, mediamente intorno ai 25°, ai 3°. In questo modo ne fermano la fermentazione, e il frutto viene conservato più a lungo. Seguono poi l’inscatolamento e il confezionamento, per arrivare sui banchi di mercati e supermercati e, infine, sulle nostre tavole.

L’Italia, importatrice di ciliegie
Il Lazio è tra le prime regioni italiane produttrici di ciliegie, che sono quindi, a buon titolo, un prodotto tipico laziale. Molto apprezzate, oltre alle cerase Ravenna, sono, per fare solo qualche esempio, anche quelle di Celleno (VT), di Pastena (FR) e le visciole dei Monti Lepini. Purtroppo, il quadro nazionale, con la bilancia tra import ed export, vede il nostro Paese nettamente sbilanciato: nonostante l’ottima qualità del prodotto, soprattutto a causa delle ultime annate non benedette da un clima ideale, l’Italia ha dimezzato le proprie esportazioni e ha cominciato a ricorrere in maniera massiccia alle importazioni, soprattutto di ciliegie spagnole.

La Sagra della Cerasa di Palombara Sabina

Un articolo de Il Messaggero del 22 maggio 1933 menziona la I edizione della Sagra della Cerasa di Palombara Sabina. Questa testimonianza rende la Sagra delle Cerase di Palombara Sabina la più antica festa europea dedicata a questo frutto. Si tratta di un appuntamento solitamente fissato nel mese di giugno, di grande richiamo per i romani, davvero molto vicini geograficamente, e non solo per i piaceri della tavola.

La grande sfilata dei carri allegorici la rende quasi un carnevale fuori stagione, e si inserisce in una tradizione molto antica: la costruzione e l’addobbo dei carri segue regole precisissime, ed è fatto, in via predominante, di ciliegie! Per saperne di più, leggi il nostro approfondimento.

Una (vitamina) tira l’altra!

Si sa, le ciliegie sono irresistibili, e poi, sono così piccole, cosa vuoi che sia, ne mangio solo un’altra… quanti di voi si ritroveranno nelle nostre parole, ricordando qualche scorpacciata? Gustare ciliegie apporta all’organismo i benefici delle vitamine A e C, che, in combinazione con i flavonoidi, stimolano la produzione di collagene. Benefici per la pelle, certo, ma più in generale per l’organismo, vista l’importanza di questi tipi di vitamine hanno per le ossa, per gli occhi, per il sistema immunitario e nell’azione contro i radicali liberi.

Se guardiamo poi ai sali minerali, annoveriamo calcio, fosforo, potassio, sodio e magnesio. I già citati flavonoidi hanno proprietà antitumorali, mentre la funzione antiossidante, già esercitata dal carico di vitamine presenti, è portato ulteriormente avanti dalle antocianine, quei composti che danno il colore rosso alla buccia. Non basta, le ciliegie hanno proprietà antinfiammatorie, anticolesterolo, depurative e di regolazione del funzionamento dell’intestino grazie alle fibre. Gli zuccheri sono pochi, vero, ma attenzione! Il famoso detto “una ciliegia tira l’altra”, fino alla fine del vostro sacchetto, farebbe comunque ingrassare: è la quantità il nemico della vostra dieta, non le ciliegie!

La lavagna della maestra: ciliegie, e non ciliege, al plurale!

Uno degli errori più diffusi di ortografia, e non solo tra i bambini, è la versione plurale del sostantivo ciliegia. La difficoltà sta nella facile confusione tra il comportamento di classi di nomi simili, che dovrebbero fornire, nelle aspettative di chi scrive, esiti uguali.

Risolviamo subito i dubbi: i nomi in -cia e -gia (senza l’accento sulla i) formano il plurale in -cie, -gie se tali sillabe sono precedute da vocale, in -ce, -ge, se sono invece precedute da consonante.

Quindi, la ciliegia diventa le ciliegie, mentre la spiaggia diventa le spiagge. La distinzione, in realtà, è puramente ortografica, perché la i non si pronuncia in questi casi. E infatti, esiste anche un certo uso del plurale ciliege, che è rimasto accettabile e in uso fino alla metà del secolo scorso, presente addirittura nel titolo del libro Un cappello pieno di ciliege di Oriana Fallaci.

Come mangiare le Ciliegie Ravenna di Palombara Sabina

Diremo forse un’ovvietà, ma il modo forse più giusto è mangiarle da sole, una dopo l’altra. Alcuni nutrizionisti ne consigliano l’assunzione di 25-30 grammi al mattino a digiuno, per favorire i processi intestinali e il dimagrimento. Per i bambini, è quasi d’obbligo prenderne due unite e metterle sull’orecchio fingendo di indossare un vistoso orecchino, e solo dopo mangiarle.

Nella macedonia forniscono gusto e colore, e sono alla base anche di distillati e liquori pregiati. Questi ultimi aromatizzano e forniscono il ripieno di cioccolatini apprezzatissimi: il contrasto tra il dolce della ciliegia e l’amaro del cioccolato fondente è un connubio avvolgente.

La destinazione più classica è quella delle marmellate e delle confetture, e quindi delle crostate e di dolci al cucchiaio. Se siete invece più salutisti e attenti alla linea, un’ottima tisana depurativa viene fuori dall’ebollizione di acqua contente i peduncoli della ciliegia.

Le sagre e gli eventi

Sagra delle cerase
Palombara Sabina (RM)
Giugno

Dove si raccoglie

Montelibretti (RM)
Montorio Romano (RM)
Moricone (RM)
Nerola (RM)
Palombara Sabina (RM)

Periodo di raccolta

Metà maggio/fine giugno

Piatti tipici

Confetture e marmellate
Distillati
Liquori
Macedonie
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